GOBETTI Piero
L’indicazione della “via Piero Gobetti” bisogna andarsela a cercare su in alto fra le architetture della ricostruzione mussoliniana di via Roma e non c’è nulla più di un nome ed un cognome: via Piero Gobetti. Niente date, nessuna informazione. Difficile capire che quella via è intitolata ad un ragazzo che aveva più o meno la stessa età dei tennisti delle ATP quando è morto a Parigi, per le conseguenze di un pestaggio che ne minò la salute.
Gobetti era nato a Torino il 19 giugno 1901, poco lontano da qui, in via XX Settembre 60. I genitori gestiscono una drogheria, lui dimostra subito una vivace intelligenza e già a 17 anni, quando frequenta il liceo Gioberti, fonda il quindicinale “Energie Nuove” su cui diffonde idee liberali. Si laurea nel 1922 in giurisprudenza ed inizia un’attività antifascista contro cui si scaglia fin da subito Mussolini che nel ‘23 telegrafa al Prefetto di Torino: “Prego informarsi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita di questo insulso individuo”.
Una “ vigilanza” fatta di arresti, la sua rivista “Rivoluzione Liberale” ripetutamente sequestrata e che culmina in un violento pestaggio il 5 settembre 1925, ad opera di quattro squadristi, sotto la casa di via Fabro 6 dove viveva con la moglie Ada Prospero, sposata due anni prima, e che ora ospita il Centro Studi Piero Gobetti.
Espatria allora a Parigi, dove spera di fare l’editore ma muore il 15 febbraio 1926: non ha ancora venticinque anni.
Un antifascista che come tanti ha pagato con la vita la sua opposizione al regime. Regime che aveva intitolato quella via, nel cuore della grandeur mussoliniana di via Roma, via IX Maggio, perché il 9 maggio del 1936 c’era stata la proclamazione dell’impero. E proprio nel 1935-36 era stata ultimata la torre dell’Albergo Principi di Piemonte.
L’Albergo Principi di Piemonte, un monolite parallelepipedo, basamento di travertino e sopra otto piani rivestiti di litoceramica, è progettato da Vittorio Bonadé Bottino, architetto di fiducia della famiglia Agnelli, specialista di edilizia alberghiera “in verticale” (sono suoi anche i progetti delle “torri” di Sestriere, poi riproposte a Sauze d’Oulx e a Marina di Massa) con Giovanni Chevalley che cura gli interni, come il gran salone delle feste decorato con mosaici dorati e lampadari di Murano.
Poi nel 1946, dopo la Liberazione, via IX Maggio diventa via Piero Gobetti: ma le targhe sono pressocchè invisibili e non dicono nulla di quel ragazzo morto quasi cento anni fa.
Autore: Rosalba Graglia
Fonte: Newsletter Corriere Torino, 18 nov 2025
