BELLEZIA Gian Francesco
Personaggio chiave, Gian Francesco Bellezia, il sindaco della Torino della peste del 1630.
Dal 1877 ha una via dedicata nel Quadrilatero, zona via Garibadl / via Corte d’Appello, quella che un tempo era la strada dell’Antica Dogana. La sua casa sorgeva all’attuale numero 4, dove una targa – assai poco leggibile purtroppo- lo ricorda.
La storia di Gian Francesco Bellezia è strettamente legata alla peste del 1630, quella raccontata da Manzoni nei Promessi Sposi.
Dopo la laurea in legge a 20 anni, Bellezia diventa decurione, carica politica importante – i decurioni erano i membri del Consiglio Generale della città – esattamente 400 anni fa, nel 1625, e nel settembre del 1629, a 27 anni, sindaco. Pochi mesi dopo, l’epidemia di peste.
Ed è proprio durante la pestilenza che Bellezia dà prova di coraggio e dedizione alla città. Dopo il primo caso segnalato il 2 gennaio 1630 di peste accertata, quello del ciabattino Guglielmino Lupo, morto 12 giorni dopo, l’epidemia si diffonde in fretta e chi può lascia Torino. Compresi l’intero Consiglio e la Corte, che si rifugia a Cherasco.
Bellezia no. Con pugno di ferro su presunti untori e sugli sciacalli che vanno a rubare nelle case dei morti, riesce a governare la città, seppellire i defunti, contenere il contagio. Praticamente murato nella sua casa, dalla finestra al pianterreno continua a gestire l’amministrazione, attento agli aumenti di prezzi ed alla speculazione sui prodotti agricoli dovuta alla carestia.
Lui stesso si ammala, ma non molla e riesce a mantenere l’ordine, amministrare la giustizia, pensare alla salute pubblica. Primi provvedimenti la chiusura di diverse osterie, il divieto di ingresso per merci provenienti da territori colpiti dall’infezione, il rafforzamento di guardie armate alle porte di Torino: i forestieri possono entrare solo se provenienti da luoghi non colpiti dalla peste e devono esibire la bolletta di sanità, un certificato che attesti la buona salute.
Bellezia fa allestire lazzaretti per i malati, ordina siano accesi falò agli angoli delle strade, la disinfezione degli ambienti con zolfo e profumi acri, per purificare l’aria con legni di cipresso, rosmarino e pino.
A fianco del sindaco c’è l’archiatra di corte Gian Francesco Fiochetto l’infaticabile “medico della peste” autore del Trattato della peste et pestifero contagio di Torino. L’epidemia si esaurisce nel novembre del 1630 e Torino conta 8.000 morti, un terzo della popolazione.
Bellezia muore a Torino 13 marzo 1672 ed è sepolto nella chiesa barocca dei Santi Martiri di via Garibaldi, a pochi passi dalla casa dove aveva vissuto.
Fiochetto muore nel 1642, ed è sepolto nella chiesa di San Tommaso a Vigone, dove era nato nel 1564. Due eroi un po’ dimenticati di Torino ai tempi della peste.
Autore: Rosalba Graglia
Fonte: www.artribune.com 11 novembre 2025
